FIPE lancia l’allarme, per l’estate mancano 50mila addetti nella ristorazione.
Tra giugno e agosto, rispetto al fabbisogno del settore, ci sarà una carenza di cuochi, camerieri e baristi, dovuta soprattutto all’inadeguatezza dei profili professionali. Tra tutti i profili ricercati quasi una persona su due deve avere una qualifica professionale.
Quella in corso si sta rivelando un’estate caratterizzata dalla carenza di personale qualificato nel settore della ristorazione. Sono circa 50mila i cuochi, camerieri e baristi dei quali le imprese del settore avrebbero bisogno, ma che fanno fatica a trovare: è quanto emerge dalle elaborazioni fatte dall’Ufficio Studi di Fipe-Federazione Italiana Pubblici Esercizi sulla base dei dati provenienti dall’analisi Excelsior-Unioncamere. Il motivo principale di tale gap? L’inadeguatezza dei profili professionali, ovvero la mancanza delle competenze necessarie per ricoprire questi ruoli nei pubblici esercizi del Bel Paese da Nord a Sud. Per un’assunzione su cinque, infatti, questa è la causa delle difficoltà di reclutamento. Nello specifico, secondo i dati elaborati da Fipe, tra giugno e agosto sarà difficile trovare 27.310 camerieri, 14.153 cuochi, 4.032 baristi, 988 gelatai e 485 pizzaioli. Analizzando il profilo del personale, dall’analisi emerge che quasi una persona su due deve avere una qualifica professionale, per il 26% dei casi è sufficiente un diploma, mentre la formazione scolastica obbligatoria riguarda meno di un lavoratore su tre, a dimostrazione della necessità di un’azione che migliori i percorsi di formazione professionale esistenti per quei giovani che ambiscono ad intraprendere un carriera nel settore.
“Dalle elaborazioni fatte dal nostro ufficio studi – afferma Roberto Calugi, direttore generale di Fipe – emergono con chiarezza le difficoltà delle nostre imprese di trovare personale qualificato, in particolare quando si tratta di gestire l’intensificazione dell’attività dovuta alla stagione estiva. Anche i recenti provvedimenti sul lavoro non sembrano aiutarci perché con l’introduzione delle causali diventa più complicato assumere lavoratori che hanno già fatto un’esperienza di lavoro nella stessa azienda. Non può sfuggire infatti che l’80% della ricerca di personale riguarda assunzioni con contratti a tempo determinato perché questo è l’unico modo che le imprese permanenti hanno per far fronte all’aumento temporaneo dell’attività. L’altra indicazione che ci viene da questa analisi conferma, a dispetto di chi ritiene la ristorazione un comparto a basso tasso di competenze, che nel settore la formazione è fondamentale”.
Per quanto riguarda invece, l’età del personale da assumere. per il 49% deve essere giovane (meno di 29 anni) mentre per un’impresa su tre è indifferente. Ma non va trascurato quel 17% di imprese che cerca personale meno giovane perché è qui che prevale l’esperienza e dunque la competenza.